La scomparsa di Maniace e la notte feudale

Ultima modifica 17 maggio 2022

Trascorso il periodo normanno, Maniace subì le vessazioni del dominio svevo. Conobbe poi le scorribande dei soldati angioini e, quindi, la dominazione aragonese. In seguito, di questo fiorente centro non si ebbero più notizie: della sua popolazione, di tutto il suo agglomerato urbano nessuna traccia. Sulle cause che determinarono l'oblio di questo Comune tacquero gli storici.

L'esame dei documenti genera la certezza - secondo alcuni - che il Casale poco dopo il 1412 fosse già scomparso. Superstite alla città fu solo l'Abazia, ben salda su un rilievo roccioso. Man mano, però, decadde anch'essa dal suo antico splendore, per l'avvento, soprattutto, di un duro e lungo regime feudale. Il territorio dello scomparso Maniace, che nel 1492 era stato donato al Papa dal cardinale Borgia, unitamente ai beni dell'Abazia, passò in beneficio dell'Ospedale Nuovo e Grande di Palermo. I Rettori del nosocomio palermitano gestirono il patrimonio con sistemi vessatori, tali da scoraggiare il formarsi di uno stabile insediamento di popolazione, nonostante che in molti centri agricoli dell'Isola si fosse determinato, all'epoca, quel fermento di colonizzazione contadina, grazie alla quale sorsero nelle campagne siciliane nuovi e fiorenti centri urbani.

Il suolo di Maniace prese, invece, l'aspetto di una landa deserta e per secoli fu calpestato prevalentemente da pastori in transumanza, fino a quando nel 1799 non cambiò nuovamente signore. Da Ferdinando IV, re delle Due Sicilie, venne regalato, unitamente alla città di Bronte, all'ammiraglio inglese Orazio Nelson per aver questi, per conto del regno britannico, aiutato il re borbone a reprimere a Napoli la "Repubblica partenopea ", nata con il vento della rivoluzione francese.

Durante la repressione Nelson fece impiccare all'albero maestro della propria nave Francesco Caracciolo, l'ex ammiraglio della flotta reale che aveva deposto la divisa del re per sposare gli ideali repubblicani. La donazione del Borbone, fatta in quel fine secolo alla vigilia del risorgimento italiano, rappresentò un anacronistico atto di investitura feudale, che vincolò, come una sorta di marchio storico, il territorio di Maniace.


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