Le lotte per l'autonomia comunale

Ultima modifica 17 maggio 2022

La conquista della terra segnò indubbiamente per i contadini un notevole miglioramento economico e sociale. Tuttavia gli ex inquilini, elevati al rango di proprietari, non vennero messi nelle condizioni di affrontare i problemi della trasformazione connessi al nuovo assetto fondiario. Affrancati dal vassallaggio, i contadini di Maniace si videro abbandonati su quei quattromila ettari di terra, che furono lasciati, per il mancato intervento del pubblico potere, nello stato in cui permanevano da secoli. Cosi oltre al ritardo già accumulato nell'attuazione della riforma si aggiunse una nuova pesante stasi, che impedì a Maniace, ancora una volta, di mettersi al passo coi tempi. L'intera classe dirigente, e soprattutto l'Amministrazione comunale di Bronte, non s'impegnò mai seriamente per il superamento dello stato di arretratezza, che aveva sempre caratterizzato questo territorio. I Maniacesi facevano, ancora una volta, la traumatizzante esperienza di essere lasciati in balia di sè stessi, in uno stato di degrado sociale e senza avere una sede dove poter fare sentire la propria voce.

Negli anni sessanta la popolazione viveva, infatti, su una terra povera e desolata, in condizioni primitive. Mancando i ponti e le strade, essa veniva, nel periodo invernale, tagliata fuori dal mondo e costretta a muoversi nel fango. L'acqua da bere si attingeva a dei fontanazzi formatisi sulla scarpata di qualche argine di torrente o ad un lontano bevaio raggiungibile soltanto dopo un defatigante cammino. Mancava perfino l'illuminazione elettrica. Quando calavano le ombre della notte e nei Comuni vicini si accendevano le luci, Maniace scompariva lentamente nel buio, quasi nel nulla, e naturalmente i disagi, già gravi alla luce del sole, diventavano ancora più neri. Carente era l'istruzione primaria, inesistenti gli altri servizi sociali elementari: farmacia, ambulatorio medico, ufficio postale; mancava anche un ufficio di stato civile per gli oltre duemila abitanti, costretti a recarsi a Bronte per il disbrigo di ogni documento. Fu un Comitato cittadino, sorto nel novembre del '67, voluto e animato dal parroco del luogo, a raccogliere l'ultima speranza di un popolo abbandonato, ma rivolto al proprio riscatto.

Nato non solamente come protesta verso l'immobilismo dei partiti, il Comitato risvegliò soprattutto l'amor proprio e lo spirito unitario dei cittadini, coinvolgendoli nell'unanime e vigoroso impegno teso alla rimozione dei tanti guai che affliggevano questa vallata dei Nebrodi. Superati, poi, gli steccati politici, accantonate le rivalità tra partiti, vinte le diffidenze personali, la popolazione pervenne al varo di una Lista civica unitaria. Questa raccolse quasi tutti i voti dei cittadini appartenenti alle diverse espressioni politiche e s'insediò nel consesso civico del Comune di Bronte per elevare forte in quella sede la voce a favore della collettività maniacese. Oltre a creare intorno a sé il consenso della popolazione locale, il Comitato suscitò anche l'attenzione e l'interesse di una vasta fascia dell'opinione pubblica siciliana e poté, quindi, misurarsi, con successo, coi secolari problemi della comunità, portandone molti e importanti a soluzione. I membri del Comitato furono all'inizio una ventina. Aumentarono man mano fino a circa settanta e tennero i loro assidui incontri nella sede parrocchiale, costruita in quegli anni. La parrocchia, dal '67 all'82, oltre a luogo di culto e pastorale, divenne anche dinamico centro di impegno civico-sociale, di comunione popolare, di studio e di programmazione per il riscatto della zona.

Vennero costruiti i ponti, gli acquedotti, le strade, le reti elettrica e telefonica. Fu istituito l'Ufficio delle PP.TT. e quello dello Stato civile. Venne aperto il dispensario farmaceutico. Queste le opere sociali, tra le più importanti, realizzate grazie all'attività del Comitato. Ma suo merito principale fu quello di avere convogliato in un movimento popolare e organizzato i fermenti autonomistici per guidarli, attraverso l'arduo e laborioso iter burocratico e politico, al loro felice esito. La portata e l'impegno dispiegato nella lotta per l'autonomia municipale da parte di questa organizzazione consente di poter attribuire ad essa la esclusiva paternità storica del nuovo Comune di Maniace.


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